IL PARCO DEL GARGANO E LA RISERVA MARINA delle ISOLE TREMITI

3
6
7
5
004
10
012
8
12
11
13
56907869_2998516860162236_1964981768809349120_n
IMG_20170219_112915
14
FB_IMG_1556029752788
11046494_601324070012042_194490153552501544_n
IMG_20190815_122734
IMG_20190815_123332
IMG_20190817_095824
3 6 7 5 004 10 012 8 12 11 13 56907869_2998516860162236_1964981768809349120_n IMG_20170219_112915 14 FB_IMG_1556029752788 11046494_601324070012042_194490153552501544_n IMG_20190815_122734 IMG_20190815_123332 IMG_20190817_095824

Il paesaggio, oltre a costituire l’interazione tra uomo e natura, rappresenta, come nel caso del Gargano, l’espressione più autentica della cultura e dell’idea locale, ragion per cui il presidio antropico costituisce una delle principali caratteristiche e garanzia di conservazione di questo Parco: dinamico e votato allo sviluppo nel rispetto dell’ambiente.

La legge 394 del 1991, quella che è alla base della istituzione dei Parchi nazionali italiani, definisce con chiarezza che lo scopo di un Parco è far coesistere le ragioni della conservazione con quella della valorizzazione e dello sviluppo. Nel 1995, il Decreto istitutivo del Parco Nazionale del Gargano ribadisce questi scopi e li esplicita nella conservazione della biodiversità, la migliore integrazione tra uomo e ambiente naturale, la promozione di attività educative e la difesa degli equilibri idraulici e idrogeologici. Il Parco nazionale del Gargano è un’area naturale protetta, il territorio di 118.144 ha, è sito interamente in Prov. di Foggia ed è la parte italiana più vicina alle coste croate. L’attuale perimetro fu ufficialmente definito con decreto presidenziale del 18.05.01 e pubblicato sulla G.U., n. 228 del 01.10.01, frutto di un accordo tra i comuni del Parco e il Ministero dell’Ambiente, ratificato in seduta comune in data 15.03.2001 è  tra le aree italiane protette più estese. Il Gargano è costituito in prevalenza da rocce sedimentarie, calcari e dolomie, risalenti al Cretacico e Giurassico, per lo più stratificate e interessate dal fenomeno di dissoluzione carsica. Il Parco interessa 18 comuni distribuiti nella Provincia di Foggia: Insulari, Costieri, Interni e Pedemontani. Gestore : Ente Parco Nazionale del Gargano.

La Riserva Marina delle Isole Tremiti.

L’Oasi di protezione sulle isole di Capraia, S. Nicola e Pianosa , fu istituita con un primo Decreto del Presidente della Regione Puglia del 16-4-87 n. 408 ; successivamente, sulla scia di Parchi Marini esistenti di Marano Lagunare(Friuli Venezia Giulia) e di Ustica(Sicilia), il

Decreto per l’istituzione di un Parco Marino alle Isole Tremiti fu firmato dai ministri dell’Ambiente e della Marina Mercantile in occasione della “Festa del Mare”, indetta dall’Associazione Marevivo il 1 e il 2 luglio 1989 alle Tremiti. Nel documento per l’istituzione della Riserva Marina denominata Isole Tremiti si legge testualmente: “La necessità di destinare parte del territorio a riserva marina naturale è legata generalmente all’esigenza di armonizzare l’espansione della specie umana con la conservazione delle altre specie. Questa necessità negli ultimi anni è diventata sempre più pressante, non solo ai fini puramente protezionistici, ma anche per garantire il mantenimento degli equilibri naturali, che in tutte le aree sono legati alle innovazioni tra i molteplici agenti della biosfera: I parchi, pertanto, sono oggi concepiti come aree di rifugio e di popolamento di tutte le forme di vita caratteristiche di determinate biocenosi. Nel mare i parchi devono assolvere il compito, oltre che della conservazione della fauna e della flora, anche della sperimentazione sulla dinamica degli equilibri naturali biologici e della produttività. Le risorse di un parco sono di natura economica, scientifica, educativa, ricreativa ed estetica. L’arcipelago delle Tremiti, per la conformazione delle coste, la presenza di grotte e anfratti, la particolare vegetazione, soprattutto San Domino, per le comunità floro-faunistiche presenti nella platea che circonda le isole, è uno degli habitat più caratteristici del Mediterraneo, e per questo incluso nell’elenco delle aree da proteggere”(Legge 979/82 – Disposizioni per la difesa del mare).

La creazione di un parco marino costituì un importante passo avanti per la valorizzazione dell’arcipelago e la tutela del ricco patrimonio faunistico ed ambientale, e includeva: ricerca scientifica in collaborazione con le università; vincoli per tutelare il patrimonio ittico, il futuro della pesca, le bellezze ambientali sia dei fondali che della terra ferma, promozione economica; corsi di formazione per guardie ecologiche della riserva e, inoltre il coinvolgimento della popolazione delle isole Tremiti nella gestione del Parco.

A seguito del provvedimento lo specchio di mare iscritto nei suoi confini venne, quindi, suddiviso in tre zone. A, di riserva integrale, relativa all’isola di Pianosa e al mare circostante; B, di riserva generale, comprendente gran parte della costa dell’isola di Capraia e la costa ovest di San Domino; C, di riserva parziale, di cui fa parte tutta l’isola di San Nicola e quanto non incluso nella Zona B dell’isola di San Domino. La morfologia delle coste  delle isole Tremiti non cambia sotto il livello del mare. Pareti quasi verticali che solo dopo i 30 metri si addolciscono e lasciano il posto a distese di sabbia e fango. La purezza delle acque risalta e amplifica la varietà dei colori di chi abita i fondali: associazioni svariatissime di alghe quali l’Acetabularia mediterranea, la Corallina mediterranea, la Lythophillum, la Lythothamnium e più raramente la Posidonia oceanica. Imponenti sono i rivestimenti di spugne, come la Spirastrella cunctatrix, l’Axinella polipoides. Mentre i variopinti tappeti dal giallo al rosa, dal rosso al viola, sono opera delle gorgonie( Eunicella cavolini, Eunicella stricta, Paramuricea camaleon). Le Stelle di mare, come la rossa Echinaster sepositus, le varietà di ricci(Arbacia lixula, Paracentroths lividus e lo Sphaerechinus granularis), i gigli di mare (Antedon mediterranea), costituiscono invece la nutrita schiera di chinodermi. Ma è sicuramente il patrimonio ittico la vera ricchezza di questi fondali. Popolano le acque medio-alte branchi di serranidi, come il serrano sacchetto(Serranus epatus) e il  serrano scrittura(serranus scriba), e di labridi, tra cui la donzella (Coris julis) e il tordo pavone(Cremilabrus pavo).Numerosissimi sono gli sparidi, costituiti da orate (Sparus auratus), sparaglioni(Diplodus anularis), saraghi maggiori(Diplodus sargus), pagelli (Pagellus eritrinus), dentici(Dentex), e salpe (Boops salpa).E che dire di nuvole rosse di triglie(Mullus surmuletis) o lo sguazzone veloce, sotto il pelo d’acqua, di una argentea formazione di cefali(Mugil cephalus). Non va dimenticata la simpatica presenza di due singnaridi, e cioè il cavalluccio marino(Hippocampus)e il pesce ago(Singnathus). Un tuffo nelle basse profondità per scorgere serafiche cernie, tra cui i più grossi abitatori la Epinephelus guaza e la Polyprion americanum, e tra la isolata presenza di una murena(Murena helena) o di un polpo(Octopus vulgaris), la luce che filtra dall’alto è ombrata da branchi di seppie(Sepia), calamari(Loligo) e totani(Ommetostrephes). Un tempo le acque tremitensi erano solcate da navi romane, da corsari saraceni, dai monaci degli Ordini Militari e dai signori di epoche diverse, normanni, svevi, angioini e tra battaglie e naufragi numerose testimonianze sono state rinvenute dai profondi fondali: palle marmoree di varia grandezza sino a 5 Kg, quasi certamente proiettili di colubrine e catapulte, oltre alle anfore, ancore di pietra, armi e monete. I reperti archeologici più importanti venuti alla luce sono stati quelli dei tre relitti di navi: due localizzati presso la punta meridionale di San Domino ed il terzo, purtroppo saccheggiato, presso la costa occidentale della stessa isola. Dei primi due scafi, di gran lunga più importante è stato giudicato dagli studiosi quello della nave romana adagiata a 24 metri di profondità il località “Tre Senghe” a sud dell’estremità meridionale di San Domino. Le ricerche condotte in loco dalla Soprintendenza hanno potuto appurare che il relitto appartiene ad una imbarcazione adatta alla navigazione di cabotaggio, lunga metri 20/24 e larga 5, con unaportata di 40/45 tonnellate. L’esame del suo carico, costituito da anfore di varia grandezza contenenti frumento e vini pregiati, ha consentito, poi, di conoscere particolari interessanti sull’economia della Puglia nel corso del I secolo a.C. e sulle sue attività commerciali nell’Adriatico e nel Mediterraneo occidentale. Probabilmente altri tesori archeologici, di epoche diverse attendono ancora di essere estratti dallo scrigno del mare di Tremiti.E, già in superficie esse appaiono,adagiate come perle nel guscio e si allungano voluttuose, recando le loro belle regioni rocciose come gli scenari di un teatro sorto sull’acqua, in un misto di verde, di irridescenze marine e di riflessi di cielo, di anfratti dolci e strapiombi maestosi ai cui piedi il mare ha scavato grotte accoglienti e mormoranti una eterna canzone dei flutti che l’accarezzano tra queste quinte naturali. Meno di cinque chilometri quadrati di terra, così intrisi di storia e di leggende che quasi ogni sasso potrebbe evocarne una diversa.

Le isole Tremiti ,  raggruppate a poche centinaia di metri l’una dall’altra e assieme all’isolotto Cretaccio, formano una sorta di dorsale a doppia esse, costituiscono l’unico arcipelago italiano del mare Adriatico, si trovano a Est, Nord-Est dal Promontorio del Gargano( circa 20 miglia ).

Ancora oggi queste isole che hanno un perimetro costiero di circa 21 chilometri, mantengono nonostante il turismo un aspetto naturale e un fascino particolare.

 Le isole hanno caratteristiche morfologiche differenti e curiosamente complementari.

San Domino la maggiore è ricoperta da una foresta di pini d’Aleppo e lecci, in cui si nascondono le varie strutture di ricezione turistica, mentresull’ isola di San Nicola svettano fortificazioni imponenti e muraglie, la chiesa di Santa Maria a Mare e i chiostri dell’abbazia fortezza.

 Vivo scoglio inespugnabile, rinchiuso tra altissime scogliere, ospita un piccolo nucleo della comunità locale dell’arcipelago. Capraia è invece priva di alberi e di edifici, ma coperta da profumate erbe mediterranee e abitata da una sterminata colonia di gabbiani. Cretaccio, poco più di uno scoglio, è un ponte naturale tra S. Domino e S. Nicola. Pianosa, l’ultima isola dell’arcipelago è totalmente disabitata, priva di vegetazione arborea; ma negli splendidi fondali nasconde ancora i suoi più preziosi tesori.

CollegamentiRodi Garganico è l’approdo peninsulare più vicino a San Nicola (20 miglia), ma è soprattutto daTermoli (22 miglia) che partono i collegamenti con le isole Tremiti sia con la motonave dopo un’ora e 45 minuti di piacevole crociera, sia con gli aliscafi in appena 45 minuti. Analoghi servizi, ma in genere limitati alla stagione estiva, si hanno con le partenze da Manfredonia, Ortona, Peschici,Vieste. I porti di arrivo quelli di San Nicola e San Domino.

Per chi raggiunge le Tremiti in barca, la navigazione in periodi di calma atmosferica è assolutamente priva di pericoli, mentre può diventare difficoltosa con il libeccio e se il vento inizia a soffiare da ponente. In caso di maltempo, l’ormeggio e soprattutto il rifugio alle Tremiti sono un problema. Ai privati non resta che l’ancoraggio in rada; le isole di San Domino e Cretaccio proteggono questa zona di mare formando una sorta di semicerchio dove i fondali per quanto rocciosi offrono una discreta tenuta.

L’ Alidaunia collega Foggia con San Domino in elicottero (due corse giornaliere).