Le Isole Tremiti non hanno restituito testimonianze di età magno-greca; comunque che fossero sicuramente abitate in epoca romana lo testimonia Strabone e lo confermano i reperti rinvenuti nella cosiddetta”zona archeologica” dell’isola di San Nicola, Anche Tacito riferisce che Augusto vi relegò la nipote Giulia per punirla della sua vita scandalosa. La tradizione letteraria greca e romana, ha collegato alle Tremiti la leggenda della sepoltura del dio-eroe Diomede e della trasmutazione dei suoi compagni in uccelli destinati a vegliare il sonno eterno del dio, a respingere gli stranieri e ad accogliere amichevolmente i greci. La leggenda si trasmise al Medioevo e si radicò nella coscienza popolare, che ancora oggi, identificano come la “tomba di Diomede” una tomba a tholos sull’isola di San Nicola. Una volta raggiunto il pianoro “asinario”, così detto per gli asini che vi pascolavano, oltre la Vasca di San Nicola, ultima opera di ingegneria dei religiosi, si allunga una zona archeologica: qui in mezzo a una vistosa macchia mediterranea, sono le fondamenta di un’ara votiva, alcune sepolture a fossa, una tomba a tholos, attribuita a Diomede e, dall’altro lato, la tomba di Giulia. In direzione del cimitero si scorgono i tumuli delle sepolture dei ras libici deportati qui nel 1911 durante la guerra. Le tombe a tholos (al plurale tholoi), che in greco antico significa cupola, sono monumenti funerari risalenti come tipologia alla tarda età del bronzo. Sono costituiti da un vano circolare,spesso sottostante ad un tumulo di terra e coperto con cerchi concentrici di blocchi lapidei a costituire una sezione più o meno ogivale. Dopo il 1500 a.C. l’uso di questi monumenti si diffuse in una vasta area intorno al Mediterraneo. Tombe a tholos vennero realizzate in Egitto, in Sicilia e soprattutto in Grecia per opera della civiltà micenea.
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