S. Nicola di Tremiti (Foggia) – Parte inferiore con l’isola di S. Domino.
[176839?] Fotografia Amerigo Dumini – Tremiti – Viaggiata con timbro 4/10/1935 da S. Nicola a Lucera, (Francobollo Imperiale Caio Giulio Cesare 20 Cent) – Collezione Privata U.Zanfrisco.
La foto-cartolina scattata da Dumini Amerigo durante il confino alle Tremiti,raffigura il primo terrazzamento dell’isola di S.Nicola con le desolanti costruzioni della Colonia penale, già istituita da Ferdinando IV il 13 giugno 1792 e riattivata a confino di polizia nel novembre del 1926 dal regime fascista. A destra e a sinistra si notano i lunghi casermoni in muratura, gli alloggi dei confinati; alcuni di loro sono stati ripresi dal Dumini mentre camminano tra il caseggiato o radunati in piccoli gruppi- La foto-cartolina è indirizzata al Cav.Avv. Ettore Lupo.
In occasione del centenario del tragico assassinio di Giacomo Matteotti ( 10 giugno 2024),
la redazione di Tremiti Genius loci , rende omaggio all’illustre politico socialista, con una rara cartolina datata 1935 della collezione Umberto Zanfrisco, collaboratore della Rivista, che ci rimanda seppure indirettamente alle pagine ignobili della storia d’Italia : l’omicidio di Giacomo Matteotti, che coprì d’infamia tutto un regime.
Martedì 10 giugno 1924, dopo le 16, il segretario del partito socialista unificato (PSU) Giacomo Matteotti,trentanove anni, uscì dalla propria abitazione per recarsi, verso la biblioteca della Camera. All’angolo di Lungotevere Arnaldo da Brescia e via Antonio Scialoja, era ferma una Lancia K, attorno ad essa alcuni uomini di organizzazione speciale fascista detta Ceka,18 che intercettarono Matteotti, lo picchiarono e fuggirono con la vittima caricata a forza in auto verso la via Flaminia. Il 16 agosto del 1924, dopo oltre due mesi di ricerche, il corpo di Matteotti venne ritrovato, nascosto in una buca scavata in località la “ Quartarella ”, vicino Roma. Esecutori del delitto furono: Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo, con a capo lo scaltro traffichino ex squadrista Amerigo Dumini, massone dichiarato di piazza del Gesù e di cui si sospetta fosse anche al servizio degli inglesi fin dal 1919/’20. Fu Giuseppe Viola a pugnalare Matteotti sotto l’ascella e al torace, provocandone la morte. In seguito, i membri della “banda del Viminale” girovagarono per la campagna romana e arrivarono alla macchia della Quartarella, dove seppellirono sommariamente il cadavere di Matteotti. Dumini fu arrestato il 12 luglio 1924 alla Stazione di Roma Termini, mentre si accingeva a partire per il nord Italia e tradotto nel Carcere di Regina Coeli. Tra il 16 ed il 24 marzo 1926 si svolse il processo contro Dumini e le altre persone implicate nell’omicidio. La vicenda giudiziaria si chiuse con tre assoluzioni e tre condanne (tra cui lo stesso Dumini) per omicidio preterintenzionale tutte a cinque anni, undici mesi e venti giorni, di cui quattro condonati in seguito all’amnistia generale del 1926.
Nel 1927 è di nuovo libero, ma le alte sfere cercano di sbarazzarsi definitivamente di lui mandandolo in Somalia, dove si trasferisce nell’estate 1928, e garantendogli una pensione di cinquemila lire al mese, che per l’epoca era una somma altissima. Anche qui però Dumini viene arrestato in ottobre, rispedito in Italia e condannato a cinque anni di confino. Tra gli altri luoghi, scontò parte del confino alle Isole Tremiti. A novembre del 1932 è libero, ma viene nuovamente arrestato il 12 aprile 1933. Intanto fa sapere a Emilio De Bono di aver consegnato a dei notai texani un manoscritto con la verità sul delitto Matteotti. Il ricatto ancora una volta funziona e viene posto di nuovo in libertà su ordine di Mussolini, con un indennizzo di cinquantamila lire. Su proposta del capo della polizia Bocchini, nella primavera del 1934 si trasferisce in Cirenaica; qui si dà all’attività di imprenditore agricolo e commerciale, ricevendo ingenti finanziamenti dal governo italiano, ammontanti, fra il 1935 e il 1940, a più di due milioni e mezzo di lire.Quando scoppia la seconda guerra mondiale Dumini è in Africa dove viene catturato nel 1941 dai britannici che lo condannano a morte come spia. La sentenza viene eseguita e Dumini viene colpito con 17 colpi che però non bastano a ucciderlo e gli permettono di fuggire nell’oscurità in Tunisia. rientra in Italia e viene nuovamente processato per il delitto Matteotti in carcere dal 1945 al 1956. Nel 1956 è, infine, graziato. Si iscrive al Movimento Sociale Italiano senza fare politica.Dumini muore a Roma il giorno di Natale del 1967 per i postumi di una caduta accidentale in casa.
Tra i proscritti di Tremiti, risultava un nutrito gruppo di fascisti, scomodi al regime, tra i quali Amerigo Dumini, tra i più stretti collaboratori di Mussolini ,professionista della violenza fascista e del ricatto a potenti altolocati .
Lo squadrista pluriassassino venne confinato, dal 1928 al 1932 e tra la fine del 1933 e i primi mesi del 1934, per timore che potesse fare rivelazioni scottanti sul delitto Matteotti. Sull’isola di San Nicola godeva di una posizione privilegiata e di un alloggio privato. Scriveva ogni settimana al duce e riceveva mensilmente da Roma un generoso assegno di L. 4.000 che gli garantivano un soggiorno agiato seppure forzato. Non era soggetto alle restrizioni applicate agli altri confinati ed era anche l’unico confinato al quale non censuravano la posta. I confinati, difatti dovevano consegnare tutte le lettere,sia in arrivo che in partenza, senza chiuderle. Gli addetti alla censura erano semplici poliziotti che nei casispeciali e dubbi sottoponevano la corrispondenza al vicedirettore della colonia. Anche i pacchi in arrivo erano esaminati con cura e molti venivano sequestrati. Il Dumini sempre elegantissimo, passeggiava per le vie dell’isola di San Nicola, tra le case usate per la detenzione con un cane bianco al guinzaglio, scortato da quattro carabinieri che temevano per la sua vita. In una lettera alla madre scriveva di vivere da solo in «una palazzina bianca sul punto quasi più alto dell’isola e in una stanza vicina stanno i carabinieri di guardia che sono tutti abbastanza gentili: posso andare dove voglio, anche su e giù per il paese, ma ho sempre un carabiniere con me” .
Era, dunque «Una sorta di ospite costretto a non potere uscire da una prigione dorata».
E, ancora si legge nelle sue memorie : «Nel corso della mia vita ho fatto molti mestieri. Fra questi qualcuno strano. E ne ho visto praticare altri molto più strani. Quand’ero al confino di polizia fui allevatore di galline e fotografo. Ero si può dire il fotografo ufficiale della colonia confinati delle Isole Tremiti».
Dell’ attività di fotografo alle Tremiti, del Dumini non si possiedono che rare fotografie o cartoline perlopiù ,provenienti da collezionisti privati (alcune disponibili sul web),ma sappiamo con certezza che fotografava i detenuti, per i fascicoli da inviare al ministero o per i familiari ; per documentare eventi drammatici, raduni, celebrazioni fasciste, e religiose. Si prestava anche a fotografare militari, civili e nativi su compenso. Le cartoline “Tremitesi” scattate dal Dumini e dai fotoreporter del ventennio fascista,portavano in giro per il mondo i racconti di tanto dolore e di sconfinata nostalgia non pienamente espressi con le poche righe vergate a lato degli indirizzi, poche contenevano il senso struggente del “recluso politico”, la vita del “proscritto” che, al di là della propria volontà,veniva mandato al confino.
Bibliografia essenziale:
- Franzinelli Mimmo, Squadristi – Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Oscar Storia Mondadori, 2004, Milano.
- Greco, Amerigo Dumini. Fotografie dal confino, 1928-1932, in Archivio Fotografico Toscano, rivista di storia e fotografia n. 47, anno 2008,pagg. 39-48.
- Giovanni De Fanis, Termoli in camicia nera -Dinamiche urbane nel Molise Fascista, Cosmo Iannone Editore, 2014, Isernia.
Vedi anche: L’Archivio del Confino delle Tremiti
Bari, Soprintendenza archivistica e bibliografica della Puglia e della Basilicata
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