di Maria Teresa De Nittis
Un tempo le acque tremitensi erano solcate da navi romane, da corsari saraceni, dai monaci degli Ordini Militari e dai signori di epoche diverse, normanni, svevi, angioini e tra battaglie e naufragi numerose testimonianze sono state rinvenute dai profondi fondali: palle marmoree di varia grandezza sino a 5 Kg, quasi certamente proiettili di colubrine e catapulte, oltre alle anfore, ancore di pietra, armi e monete. I reperti archeologici più importanti venuti alla luce sono stati quelli dei tre relitti di navi: due localizzati presso la punta meridionale di San Domino ed il terzo, purtroppo saccheggiato, presso la costa occidentale della stessa isola. Dei primi due scafi, di gran lunga più importante è stato giudicato dagli studiosi quello della nave romana adagiata a 24 metri di profondità il località “Tre Senghe” a sud dell’estremità meridionale di San Domino. Le ricerche condotte in loco dalla Soprintendenza hanno potuto appurare che il relitto appartiene ad una imbarcazione adatta alla navigazione di cabotaggio, lunga metri 20/24 e larga 5, con una portata di 40/45 tonnellate. L’esame del suo carico, costituito da anfore di varia grandezza contenenti frumento e vini pregiati, ha consentito, poi, di conoscere particolari interessanti sull’economia della Puglia nel corso del I secolo a.C. e sulle sue attività commerciali nell’Adriatico e nel Mediterraneo occidentale. Cala degli Inglesi, frequentata dai Soci del Touring Club Italiano è un luogo splendido per chi ama prendere il sole sugli scogli fino al calar della sera. Nel tratto di mare, tra questa baia e il promontorio che la definisce sulla destra, denominato punta del Vapore, sarebbero stati individuati i resti di una delle due navi con cui Giuseppe Garibaldi condusse i mille da Quarto a Marsala, dove lo sbarco dell’11 maggio 1860 trasformò una spedizione di garibaldini nel prologo dell’unità d’Italia. Quattro anni dopo, mentre trasportava dei detenuti da Ancona al carcere delle isole Tremiti, solcando l’Adriatico la “Lombardo” si sarebbe imbattuta in una tempesta, colando a picco al largo di San Domino il 19 marzo 1864. Probabilmente altri tesori archeologici, di epoche diverse attendono ancora di essere estratti dallo scrigno del mare di Tremiti.
Archeologia subacquea (Supplemento n. 4, 1982) – In copertina: Isole Tremiti – Relitto ‘a’ delle tre senghe – recupero di un gruppo di anfore
Il volume raccoglie contributi di vario genere, dedicati principalmente alle regioni adriatiche, con una rassegna di rinvenimenti di materiale archeologico formato esclusivamente da anfore del tipo Dressel 6, Lamboglia 2 o Baldacci Iib, provenienti presumibilmente da una serie di relitti. Per una bibliografia generale su questo tipo di matriale si veda: F.SARTORI, Industria e artigianato nel Veneto romano, in Atti Assemblea 14 giugno 1964. Deput.Storia Patria delle Venezie,s.e., Venezia 1964; F. Zevi, appunti sulle anfore romane, in “AC”,XVIII,1966; F:ZEVI, Anfore istriane ad Ostia, in “Atti e mem.Soc.istriana arch.e storia patria”,XV,1967; P.BALDACCI, Alcuni aspetti dei commerci nei territori cisalpini,in Atti Centro studi e documentazione Italia romana,I, 1967 – 1968; P.BALDACCI, Le principali correnti del commercio di anfore romane nella Cisalpina, in I problemi della ceramica romana di Ravenna, della valle Padana e dell’alto Adriatico Atti del convegno int.,Ravenna, 10 – 12 maggio 1968, s.e., Bologna, 1972; E.ZERBINATI, Anfore romane nel Polesine, in “Padusa”, III, 1970; P.BALDACCI, Importazioni cisalpine e produzione apula, in Recherches sur les amphores romaines,s.e.Roma, 1972; E.BUCHI, Banchi di anfore romane a Verona. Note sui commerci cisalpini, in Il territorio veronese in età romana, Convegno 22 – 24 ottobre, Verona, 1973.