Su 800 milioni di esemplari censiti e disseminati in tutto il mondo, 700 milioni vegetano nei Paesi del Mediterraneo, sparsi su oltre 9 milioni di ettari, 150 dei quali in Italia, dove l’albero è coltivato dall’epoca preromana. Le zone di maggior produzione erano e sono la Puglia e la Campania, che a partire dall’XII secolo iniziarono ad esportare il loro prodotto, particolarmente apprezzato per la qualità, in tutto il Mediterraneo, Costantinopoli compresa. Lo strumento per la produzione dell’olio, il frantoio, è una delle attrezzature che meno ha subito modifiche nel corso del tempo, al punto che si può ritenere quello di epoca medievale non sia molto dissimile dagli ultimi impiegati prima delle rivoluzione industriale.
Varietà diolivi pugliesi: OGLIAROLO DEL GARGANO, PROVENZIALE O PERANZANA, OGLIAROLA BARESE O PAESANA O CIMA DI BITONTO, CORATINA O ARACIOPPA, OGLIAROLA DI LECCE, CELLINA DI NARDO’, BELLA DI CERIGNOLA. Distinguere tra le divese varietà di olive può essere molto difficile, dato che le differenze a volte sono davvero minime. Per riconoscere una cultivar, oltre all’oliva, i tecnici che le analizzano studiano la forma del seme e i fiori prodotti dall’olivo. Altrettanto importante nella distinzione tra i vari tipi di cultivar è l’assaggio dell’olio.
Nella galleria fotografica: il colosso di Mattinata; Carpino; cultivar – olive da olio; la bella di Cerignola; olio biologico del Parco Nazionale del Gargano.