di Mario Merone (attore teatrale)
La storia di un luogo è fatta di episodi e situazioni che, seppure non menzionate “ufficialmente”, spesso offrono più chiarezza di tanti documenti. Questo si evince dalla lettura delle poesie di Maria Teresa De Nittis. Lo sguardo che ci offre però non è critico ma, al contrario, esprime l’atteggiamento di colei che, affascinata dalla propria terra, mostra una condizione di spirito tale da legarla a doppio filo alla vita delle Isole Tremiti. I protagonisti delle poesie sono esseri umani, grotte, fiori, sole e mare, barche e scogli ma ognuno di loro, agli occhi della poetessa, diventa “divinità” attraverso cui è possibile descrivere la bellezza della propria terra natia.
Nello scorrere i versi delle “poesie per Tremiti”, le emozioni ci accompagnano nella lettura e ci proiettano in un mondo antico fatto di spensieratezza contadina, di accoglienza generosa e di curiosità intelligente e soprattutto, ci fanno tuffare in un modo di vivere la vita così lontano ma, senza dubbio, più vero e affascinante di quello di oggi. Nelle sue raccolte di versi, MariaTeresa De Nittis si conferma un’acuta osservatrice della realtà; esamina con occhi curiosi e maliziosamente sorridenti la propria vita e parallelamente quella delle Tremiti cogliendo le note caratteristiche dell’Isola e dei suoi abitanti.
Attraverso la scelta, giusta ma nello stesso tempo coraggiosa, di servirsi della lingua napoletana che aiuta e fortifica la descrizione di emozioni ma anche di suoni che altrimenti sembrerebbero senza senso, Teresa riesce con poche ma vivide pennellate a tracciare il quadro realistico di una società profonda-mente diversa dall’attuale, di una piccola collettività visceralmente legata ai valori della solidarietà e della condivisione. In questo modo emerge un ritratto verace, mosso e in alcuni casi commosso delle Tremiti sul cui sfondo si stagliano figure e situazioni di un tempo che “fu” ancora caro alla memoria dei moderni abitanti delle Isole.